Nel 2007 la legge n. 40/2007 (c.d. Decreto Bersani) stabilì che, al momento di assicurare una nuova auto, era possibile presentare l’attestato di rischio di un familiare convivente per avvalersi della sua classe di merito e, quindi, di una tariffa migliore rispetto a quella che sarebbe stata applicata prima del decreto Bersani.
Inizialmente questo portò un notevole risparmio, soprattutto per i neopatentati che potevano avvalersi della classe di merito di un genitore.
Purtroppo, come spiega molto bene Giuseppe Versaci su Supermoney News, i bilanci delle compagnie assicurative ne risentirono in modo pesante.
Per contrastare le minori entrate, non giustificate da un effettivo minor rischio, quando la classe di merito assegnata non deriva da una ridotta sinistrosità dell’assicurato, negli anni successivi le compagnie studiarono una nuova tariffa.
Oggi a chi presenta l’attestato di rischio di un familiare convivente viene riconosciuta la classe di merito del genitore ma viene applicata una tariffa completamente diversa da quella applicata al familiare, di poco inferiore a quella che gli verrebbe applicata se entrasse in classe 14.
Non solo, nel momento in cui l’assicurato decidesse di cambiare compagnia, molte chiedono se la classe di merito risultante dall’attestato di rischio deriva dall’applicazione del Decreto Bersani e questo, ovviamente, va ad incidere sulla tariffa.